Carteggi riservati

Caro Giacobini, come ti avevo anticipato telefonicamente, ti scrivo (informalmente, bene inteso) per esporti un progettino che ho elaborato nei giorni scorsi e che per ora non ho ancora presentato a nessuno. Gradirei, forte della nostra amicizia, qualche consiglio da te che hai più esperienza in fatto di servizi per gli handicappati. Come sai, da un paio d’anni, sono il nuovo assessore allo sport, turismo, pubblica istruzione e servizi sociali. È un bell’impegno per un comune di 30mila anime. L’handicap non è certo l’unico e il più impellente dei problemi: abbiamo delle altre emergenze sul territorio che vanno dalla tossicodipendenza, agli extracomunitari, senza contare quella recente vicenda che ha interessato la messa a norma (antincendio) degli edifici scolastici di nostra competenza. Insomma l’assessorato è pressato su vari fronti. Uno di questi è appunto l’handicap. Le associazioni del territorio si sono fatte portavoce di una protesta diffusa, che ha avuto qualche spiacevole eco anche sulla stampa locale, secondo la quale il nostro assessorato dimostrerebbe una scarsa attenzione nei confronti delle persone invalide ed in particolare dei non autosufficienti.

Il nostro servizio sociale conta su una sola operatrice, un’assistente sociale che peraltro ora è in maternità. I flussi finanziari verso gli enti locali – lo sai quanto me – sono estremamente risicati soprattutto per quanto riguarda le attività assistenziali.

Le associazioni mi hanno chiesto di attivare uno sportello informativo a favore delle persone disabili. L’idea, lì per lì, non mi è sembrata da scartare. Il servizio, che potremmo denominare Informahandicap, dovrebbe svolgere una funzione di informazione e consulenza per le famiglie e gli handicappati relativamente alle più comuni esigenze espresse dall’utenza: assistenza, pratiche pensionistiche, parcheggi (non sai quanta gente richiede il tagliando), trasporto eccetera.

E vengo al dunque: il budget a disposizione è estremamente contenuto. Non ho personale da dedicare a questo nuovo servizio e ho qualche difficoltà a destinarci quello già operativo.

Il comune potrebbe mettere a disposizione gli spazi, pagare le utenze, e fornire un computer e una linea telefonica. Quanto al personale avrei ipotizzato di stipulare una convenzione minima con un’associazione o con una cooperativa sociale. Sarebbe bellissimo offrire un lavoro, per quanto la retribuzione sarà minima, ad una persona handicappata attualmente disoccupata che peraltro avrei già individuato. Prevedo l’apertura al pubblico per due mezze giornate alla settimana. Negli altri giorni l’operatore, anche aiutato dalla associazioni, dovrebbe raccogliere il materiale e produrre magari qualche opuscolo o pieghevole informativo. Non credo sia un grosso problema: internet pullula di materiale già bell’e pronto.

L’Informahandicap potrebbe fungere anche da collegamento con gli altri servizi e dipartimenti del comune: con l’edilizia, con i vigili urbani e, quando rientrerà, con l’assistente sociale anche se quest’ultima è destinata soprattutto a seguire i centri estivi per gli anziani.

Insomma, fammi sapere che ne pensi. Mi piacerebbe che tu mi dessi una mano per formalizzare questo importante progetto, anche per garantirgli credibilità. Attendo tue notizie e ti ringrazio sin d’ora del supporto che mi potrai garantire. Cordialmente”

 

Caro Assessore, forte di quell’amicizia che tu hai evocato, al rischio di perderla, mi sento libero di risponderti senza tante circonlocuzioni. Il tuo “progetto” non è certo una novità, né in quanto a premesse, né in quanto ad intenti. Ma non per questo mi sembra meno perverso e scriteriato. Partiamo dalle premesse: quello che tu chiami “servizio” lo vuoi attivare per accontentare le associazioni e per tenerne sotto controllo le eventuali proteste oppure per rispondere alle esigenze delle persone disabili? Se l’obiettivo è il primo, vai avanti così, sperando nell’ingenuità politica delle associazioni. Se sono ingenue, o in malafede, potranno raccontare ai loro associati che sono state promotrici di un innovativo sportello informativo. Se non lo sono, saranno esse per prime a rigettare la tua ipotesi. Sono più propenso, viste altre esperienze in giro per l’Italia, a prefigurare il primo scenario.

E veniamo ai costi del servizio che, a tuo parere, non sarebbero sostenibili. Tu e i tuoi colleghi, assessori in altre realtà, rispondete con identici piagnistei e accuse alla Regione e allo Stato che, sordi al vostro richiamo, non vi garantirebbero i finanziamenti per le attività sociali. La festa del santo patrono, il palio dei quartieri ed altri intrattenimenti che il tuo assessorato ha finanziato negli ultimi due anni non hanno certo contato su finanziamenti esterni. Come vedi, volendo si può.

Tu vorresti occupare un disabile. Ti sei chiesto se è preparato per svolgere quel lavoro? Se ha la professionalità necessaria? Ti sarai rassicurato pensando che nessun utente, nessun amministratore ne criticherebbe l’operato perché tanto è un disabile che si occupa di disabili. Francamente quello che mi interessa come cittadino è incontrare un operatore preparato, perché quando sono sommerso dai problemi, mi preme risolverli e non mi interessa se chi ho davanti ha le gambe oppure no.

Ma ammettendo che sia la persona più geniale e preparata sul mercato, che strumenti gli dai? Che garanzie gli offri? Una stanza, un computer, un orario di apertura ridicolo. Manco l’ufficio “asporto rifiuti solidi urbani” ha un orario così ridotto! E lì si tratta di spazzatura.

Anche il ruolo di mediazione e di collegamento che vagheggi mi fa, perdonami, sorridere di compassionevole tenerezza. Quel servizio sarà marginale, come sono marginali i suoi utenti, com’è marginale il finanziamento attribuitogli, com’è marginale l’operatore. I responsabili degli altri servizi – quelli veri – ne eluderanno infastiditi le richieste, le indicazioni, le proteste, semmai queste potranno essere formalizzate. Rimarrà, nelle loro convinzioni, il servizio degli sfigati, fatto da sfigati.

Caro Assessore, credo che anche tu sia stato contagiato da un virus strisciante. Penetra nella mente sotto mentite spoglie. Chi ne è contagiato incentra tutta la sua progettualità, e soprattutto i suoi interventi pubblici, sulla comunicazione sociale, sull’informazione al cittadino, sulla produzione di spot, di opuscoli, di manifesti, attiva numeri verdi e propone tavoli di confronto, convegni, seminari.

È un virus opportunista e, per un po’ di tempo, non si palesa. Ci vuole un po’ infatti per scoprire che dietro quella rutilante girandola di effetti speciali, non c’è nessun servizio effettivo, nessuna sostanza, nessun impegno palpabilmente reale. E i problemi, lungi dall’essere leniti a suon di opuscoli, pieghevoli e guide, lungi dal dissiparsi, si gonfiano, aumentano, si moltiplicano, esplodono con ancora maggiore evidenza.

Solo allora ci si risveglia come dopo una brutta sbronza: mal di testa, bocca impastata e alito fetente. CaroAassessore, ci risentiamo quando ti è passata.

Cordialmente.