Lobby a costo zero

Ricomincia la sarabanda della Finanziaria che per molti responsabili di associazioni, sindacati, operatori del settore della disabilità coincide con un periodo di stressante “lavoro politico”. La Finanziaria è la norma più importante dell’anno e bisogna tentare di inocularvi qualche utile novità anche per le persone con disabilità. Si chiama lobbying l’azione di pressione da esercitare sui parlamentari e sulle commissioni che presso le due Camere sono incaricate di redigerne il testo.

Ci vuole tattica, strategia e bon ton. Genio e velocità di azione. Contatti giusti al posto giusto. Leve da muovere, pedine da spostare e carichi da giocare. Il tutto per il bene comune e per il (giusto) interesse particolare.

Il momento è delicato: vale allora la pena fissarci un semplice vademecum onde evitare passi falsi e per raggiungere l’obiettivo. Come deve agire il responsabile di un’associazione che voglia proporre degli emendamenti alla Finanziaria?

Innanzitutto l’acchiappo. Bisogna “incantonare” un parlamentare (Camera o Senato, poco importa) che faccia proprio l’emendamento e lo presenti in commissione o, direttamente in aula. Solitamente vale la regola che, quando si tratta di raggiungere un obiettivo, ha poca importanza il colore politico. È una regola aurea che propugna in particolare chi ha pochi contatti con la maggioranza del momento. Ovviamente se l’emendamento è avanzato dalla minoranza ha minori probabilità di essere preso in considerazione, ma questo non lo ammetterà mai nessuno.

Trovare un parlamentare! Si può avere la fortuna di contarne uno fra gli ex compagni di liceo oppure fra gli ex colleghi. Più di frequente sarà l’amico di un amico che grazie ad un altro amico vi procurerà l’abboccamento.

Se operate nella capitale il gioco è più facile per via della maggiore densità (week end esclusi) di popolazione senatoriale e deputata. Inoltre alcuni gruppi parlamentari incontrano le associazioni per ascoltarne le proposte. Si tratta spesso di caotiche riunioni in cui i più hanno comunque la sensazione di aver espresso, da un’autorevole tribuna, il progetto più intelligente. E questo è già un risultato. Elementi consueti: c’è sempre qualcuno (parlamentare o affiliato) che prende diligentemente appunti su tutti i suggerimenti accoratamente espressi. Gira sempre un foglietto volante che raccoglie i nomi, le sigle, gli indirizzi reali e di email, i numeri di telefono (foglietto che andrà perso dopo l’incontro). La stanza dell’incontro è sempre una soluzione di ripiego (all’ultimo momento ci si è resi conto che la prima sede era inaccessibile).

Se siete più scafati degli altri tentate di recuperare il numero di telefonino del parlamentare che vi sembra più introdotto dei colleghi e lo contattate poi senza che le altre associazioni lo sappiano.

L’incontro. Se siete stati bravi o potete contare su agganci più favorevoli riuscirete ad avvicinare il vostro parlamentare, il cavallo su cui avete deciso di puntare, il deputato che si è dimostrato disponibile ad ascoltarvi. Se vi va di lusso potrete addirittura incontrarlo a cena o a pranzo (pagate voi, prima che sia lui a chiedervelo). Durante l’incontro potrete finalmente presentare le vostre proposte. Abbiate però l’accortezza di lasciar scivolare nel discorso il numero dei vostri associati e la gamma di potenziali interessati alla proposta. Sono questi numeri che danno spessore alla vostra proposta. Meglio se i dati hanno anche il dettaglio dell’incidenza sul collegio elettorale di riferimento. Durante il colloquio avrete sempre la certezza che il parlamentare sta ascoltando la vostra proposta di emendamento alla Finanziaria come se fosse il dettaglio più qualificante dell’intera manovra. È allenato a dare questa impressione.

È possibile che dobbiate sorbire una lunga predica sul realismo politico, sulla necessità di bilanciare le tensioni nella maggioranza, sulle difficoltà finanziarie congiunturali. Il tutto sarà condito di aneddoti gustosi di vita parlamentare, su retroscena e gossip che potrete poi riutilizzare quando dovrete far pesare i vostri contatti più importanti. E anche questo è un risultato.

E oltre agli aneddoti ci sarà – ad allietarvi – anche qualche caustica e magari un po’ volgarotta barzelletta. Ridete di gusto, anche se la sapete già. Più ridete e meglio è.

Il parlamentare vi darà del “tu” per tutto l’incontro, guardandosi bene dall’autorizzarvi a ricambiare la formula. Non prendetevela: lo fa perché si sente – in fondo – il vostro fratello maggiore che peraltro ben comprende i problemi della disabilità. Fatalmente infatti, durante l’incontro, spunterà qualche parente o strettissimo amico che – guarda caso – ha un serio problema di disabilità che ha toccato profondamente il Nostro. Quale maggiore garanzia di sensibilità politico-etico-finanziaria?

Il proficuo abboccamento si concluderà con una domanda e una richiesta. La domanda: “questo emendamento è stato già suggerito a qualche altro collega?” Meglio rispondere di no. Se si risponde “sì”, avere l’accortezza che sia un parlamentare dell’altra ala del Parlamento e di un altro schieramento. Dover condividere l’eventuale merito potrebbe demotivare il nostro contatto.

La richiesta invece sarà più operativa: “inviami il testo dell’emendamento e la relazione. Entro domani. Sai … questi sono i tempi della politica.”.

Passerete la giornata successiva a tempestare di telefonate chiunque vi potrà aiutare ad elaborare il testo dell’emendamento e la relazione che avete tutta in testa ma che non avete mai avuto tempo di scrivere. “Bisogna fare presto! L’onorevole mi ha assicurato che verrà sicuramente approvato! Mi spiace essere pressante, ma questi sono i tempi della politica.”

Prima di sera avrete inviato via fax il testo dell’emendamento. Voi, la vostra proposta l’avete presentata. E questo è già un risultato.

Non vi resta che mettervi in attesa. È possibile che riceviate una telefonata (di solito in prima serata) del segretario particolare del vostro onorevole che vi chiede di fornirgli i dati per calcolare i potenziali beneficiari, il mancato introito per l’erario e le possibili altre ricadute in termini contabili.

Niente paura. Inventate, con qualche credibile approssimazione, le cifre: in Italia nessuno controlla questo tipo di dati tant’è vero che abbiamo una voragine nei conti pubblici. E non sarà la miseria che richiedete a far tracollare il bilancio.

Rimettetevi in attesa non dimenticandovi di acquistare ogni giorno “il Sole 24 Ore” per seguire l’iter dei lavori parlamentari. Se non siete dei novellini in fatto di internet, potete anche dilettarvi – sul sito del parlamento – a leggere gli atti delle discussioni in commissione e in aula cercando freneticamente se fra tutte le proposte avanzate dal vostro onorevole ci sia anche la vostra. Se non la trovate sicuramente ci sarà stato qualche comprensibilissimo intoppo politico-istituzionale di cui non ha colpa il vostro deputato (o senatore). Il più delle volte vi perderete – vostro malgrado – nei meandri dei verbali, dei rinvii e degli aggiornamenti di seduta. Meglio così: la sorpresa l’avrete solo alla lettura del testo definitivo in Gazzetta Ufficiale.

Buone regole per quest’anno. Il 2002 è un’annata particolare. L’inflazione festeggerà il natale forte del suo 3%. Le entrate dello stato piangono rosso e il disavanzo non è certo dei più rosei. Che sia la congiuntura internazionale o che sia colpa di qualcuno, lo diranno gli storici dell’economia. Ma tant’è. Per quest’anno è forse preferibile soprassedere a qualsiasi emendamento che comporti un esborso, anche indiretto, per l’erario. È quindi meglio evitare di chiedere il rifinanziamento dei contributi per l’eliminazione delle barriere architettoniche o quelli per la vita indipendente dei disabili gravissimi, proporre di sanare i paradossi della normativa sui permessi lavorativi e sui congedi retribuiti, o – non sia mai! – suggerire l’aumento delle pensioni di invalidità.

Per quest’anno avanzate solo emendamenti a costo zero. Non vi chiuderanno subito la porta in faccia. Lo faranno dopo, semmai. E questo è già un risultato. (Carlo Giacobini)