Salviamo l’INPS!

Salviamo l’INPS. Salviamo una risorsa importante dello Stato! Facciamo qualcosa per i suoi dipendenti e per i suoi dirigenti che sono all’esasperazione e nel disorientamento.
Facciamolo per loro e per noi. Per noi e per le future generazioni.

Da una parte la Commissione Bilancio rifila loro il compito di visitare altre 450 mila persone in 3 anni (dopo le 800 mila che si sono sciroppate dal 2009) a caccia di improbabili falsi invalidi (peraltro già fermati dalle Fiamme Gialle). Dall’altra Patroni Griffi annuncia una bella sforbiciata ai dipendenti in esubero anche perchè INPS si è fuso con INPDAP e ci sarebbe qualche scrivania di troppo.

Ma l’Istituto davvero non ce la fa più. Ce lo ha detto chiaro e tondo anche la Corte dei Conti nell’ultima relazione dei primi di novembre. Oltre ad avere i conti in disordine sui fondi integrativi, per i quali la Corte richiede interventi urgenti e correttivi, l’ordinaria e straordinaria amministrazione sono un macello, un pozzo di San Patrizio dove ognuno che passa butta chi una nuova competenza, chi una “innovativa” funzione.

 

Intanto ce l’hanno tutti con INPS, porello. Pensate: a fine 2011 c’erano 745.971 cause giacenti. Pensate: un quinto di tutte le cause civili italiane vedono coinvolto INPS.

I più incattiviti contro INPS sono gli invalidi civili: giacciono 325.926 di persone che hanno presentato ricorso contro INPS. La metà delle volte, quando di tratta di disabili, il giudice dà torto all’Istituto che è costretto a pagare le spese e restitutire pensioni e indennità con gli interessi. Il quale Istituto, porello, si deve attrezzare e non bastandogli più l’esercito di legali suoi dipendenti, deve ricorrere ad avvocati esterni. Nel giro di tre anni la spesa è passata a 1.334.819 euro (+83% rispetto al 2009).

Tutta colpa delle manie di grandezza del Presidente Mastrapasqua che ha ingolosito l’allora Ministro Tremonti assicurandogli che nella lotta ai falsi invalidi si poteva recuperare una miliardata. Da lì è nata la brillante idea di lanciare 800.000 controlli in tre anni. Ufficialmente senza oneri aggiuntivi per lo Stato e nella normale attività dell’Istituto … in pratica non doveva costare nulla. Sì, sì … come no! Tutto è crollato sulle spalle dei poveri dipendenti e dirigenti INPS.

800 mila controlli! 800 mila fogli A4! Se li mettete in fila fa una striscia di 232 chilometri che congiunge il Tirreno all’Adriatico all’altezza di Roma. Se li ordinate uno affianco all’altro fanno un rettangolo di 50mila metri quadrati. Fanno 40 quintali di carta.

Fanno 800 mila francobolli da 60 centesimi (480mila euro solo per spedire le convocazioni a visita).

Un sovraccarico smisurato per i dipendenti INPS che fra l’altro hanno anche una certa età (il 53% ha un’età compresa fra i 50 e i 60 anni). Non gliela possono fare.

E così l’Istituto ha dovuto ricorrere ad un aiutino esterno “assumendo” (precari, ovvio) dottorini di rinforzo per le commissioni di verifica. Nel 2008 spendeva 3 milioni e 200mila euro. Nel 2011 ha sganciato 34 milioni e 600 mila di euro per pagare i medici esterni.

Sì, avete letto bene: in 5 anni la spesa per andare a caccia di falsi invalidi è aumenta del 962% (alla faccia della spending review). Solo nell’ultimo anno è aumentata del 220% (da 10 a 34 milioni).

Per fortuna che nello stesso periodo l’INPS ha risparmiato sulla formazione: meno 64% Spendeva poco meno di 3 milioni nel 2008. Nel 2011 si è fatto bastare poco più di 1 milione di euro. Evidentemente i dottorini sapevano già quello che c’era da sapere. (E infatti si è visto dal numero dei ricorsi).

All’INPS sono talmente malridotti da quel piano quadriennale di verifica che non riescono nemmeno a rispettare la legge (ispirata dal duo Tremonti-Mastrapasqua) che  gli impone di essere presenti nelle Commissioni ASL per garantire omogeneità nella valutazione dei nuovi invalidi.

E infatti solo il 37% dei posti sono coperti. Per il rimanente 63% delle Commissioni ASL, l’Istituto non riesce ad inviare un suo medico.

E che dire degli informatici dell’INPS? Hanno lavorato tantissimo. Erano pronti a gestire tutto per via telematica. Tutto sarebbe stato tracciato, rintracciabile, fast e smart.

Tutta l’ordinaria amministrazione, ovviamente.

Mica una valanga di 800 mila controlli che invece ha impantanato il lavoro di mesi. Nel 2011 ancora oltre il 40% dei verbali viaggia su carta. Arrivano dalla ASL su carta e vengono scannerizzati, quindi inseriti nell’archivio.

Una piaga d’Egitto quella abbattuta sull’Istituto.

Nori, il bravo direttore generale dell’INPS, nel 2009 puntava a raggiungere i 120 giorni massimi di attesa fra la presentazione della domanda e la concessione della pensione agli invalidi civili. Il tutto grazie all’informatica e alla concentrazione delle competenze in capo all’Istituto.

Oggi ci sono tempi medi di attesa di 278 giorni per l’invalidità civile, 325 giorni per la cecità civile. I sordi aspettano di media  344 giorni. Perchè? Ce lo dice ancora la Corte dei Conti:  l’INPS è impegnato in altro (controlli).

Poco male per i Cittadini. Male invece per le casse dell’INPS. Quando il ritardo supera i 120 giorni, l’Istituto (lo Stato) deve pagare gli interessi legali. Cifrette … 37 milioni e mezzo nel 2011 ha pagato INPS di interessi legali, di cui almeno un terzo per le invalidità civili.

Ma a fronte di questo dissesto organizzativo quanti ne hanno beccati di falsi invalidi?

Oramai la storia a ciclica. Verso febbraio o marzo (o quando è politicamente opportuno) Mastrapasqua annuncia (pur con perifrasi) che il 25% dei gli invalidi sono falsi e che l’Istituto li ha scovati. Poi, a babbo morto, si fanno i conti sulle cifre vere e ci si accorge che le revoche sono state del 10% dei controlli effettivi. Le revoche sono anche quelle che comportano una riduzione dal 100% al 90% di invalidità (quindi non proprio falsi invalidi)

Su questi, poi, ci sono i ricorsi in giudizio e INPS, come abbiamo visto, perde almeno nel 50% dei casi.

Fra ninnere e nannere, il massimo che si porta a casa è un “risparmio” di un centinaio di milioni reali.

Fra le spese vorremmo considerare quelle per i diretti interessati. Calcoliamo (prudenzialmente) che ogni richiesta di controllo faccia perdere agli interessati 3 ore di tempo ciascuno (ritrovare documentazione, richiedere altri accertamenti, recarsi a visita). Il piano straordinario da 800 mila ha fatto perdere ai cittadini 2 milioni e 400 ore di tempo. Fanno  300 mila giornate lavorative. A 50 euro al giorno fanno 15 milioni di euro per dimostrare che si è autentici disabili. A fare le spese dalla sanguinolente rabbia conseguente sono, ancora una volta, i compagnucci dell’INPS.

E non giusto, poracci! Bisognerebbe prendersela con quella testa fina che li ha costretti a tutto ciò.

Adesso, come dicevamo, gli arriva l’altra botta. Altri 450 mila controlli. Un’altra striscia di carta di 133 chilometri e mezzo (400 chilometri totali). Altri 18 quintali di carta …

Per fortuna molti di loro sono prossimi alla meritata pensione ed altri sono, secondo Patroni Griffi, in esubero.

Ma gli altri? Gli altri salviamoli, prima che sia troppo tardi, per loro e per noi. (Carlo Giacobini)