Morire di equità

 «La dimensione dell’evasione fiscale è particolarmente elevata, fino a 18% del Pil, collocando il nostro Paese al secondo posto della graduatoria internazionale guidata dalla Grecia». Non pensiate che sia una delle sparate di Beppe Grillo. Sono parole di Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti. Non le ha pronunciate nel salottino di Bruno Vespa.

Gli sono uscite di bocca durante la Giornata della Giustizia tributaria celebrata alla Camera dei Deputati alla presenza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano.

Si evade e si elude alla grande in Italia: patrimoni nascosti (magari all’estero), intestati a prestanome o a fiduciarie, redditi non dichiarati, nero …

È in questo brodo che ci si impone di rivedere l’ISEE, cioè quello strumento che viene usato per ponderare la disponibilità economica delle famiglie italiane. Ma non di tutte, solo di quelle che hanno necessità di accedere ad asili nido, prestazioni sociali agevolate, riduzione delle tasse universitarie, assistenza domicialiare. Serve a decidere se possono accedervi gratis o se devono partecipare alla spesa.

Esiste dal 98, l’ISEE. Se lo inventò un Governo di centro-sinistra con tutti i migliori intenti possibili. Alti ideali, ma scarsi strumenti …

E a 14 anni di distanza ci si è accorti che lo strumento fa acqua da tutte le parti perchè sfuggono dal conto redditi e, in larga misura, patrimoni. In pratica, in quello strumento, i furbi ci sguazzano e ci dovrebbe controllare non sa che fare.

Nella foia di salvare il Paese, il Governo dei tecnici stabilisce di risistemare lo strumento. Per equità, che ben si intenda! (Se poi si risparmia è pure meglio).

La manovra Salva-Italia stabilisce che l’ISEE debba essere rivisto facendo pesare di più i patrimoni (anche quelli all’estero) e considerando anche le somme percepite che oggi non rientrano nella denuncia dei redditi. Il Parlamento approva, con la più ampia maggioranza che la storia repubblicana ricordi.

E con questo spirito si opera: rigore ed equità! Almeno in apparenza. Ci lavora il Ministero del Lavoro, consigliato da INPS, Agenzia delle entrate e altri pezzi di apparati ministeriali. Si elaborano proiezioni, ipotesi, il tutto per un nuovo sistema finalmente efficace e giusto. Forse …
Ma le crepe risultano evidenti da subito.

La prima riguarda i patrimoni … prima di individuarli bisogna considerare tanti ostacoli, problemi normativi, questioni di opportunità e delicatezza … di privacy, di rischio di contenzioso. Insomma: mille prudenze.

Ad esempio … la Manovra Salva-Italia aveva previsto l’anagrafe dei conti correnti, ma ne ha riservato la consultazione solo per specifici controlli, fra i quali non esistono quelli per l’ISEE.

Ad esempio … molti patrimoni (abitazioni, ville, imbarcazioni) di persone fisiche sono intestati a società fiduciarie delle quali, grazie alla nostra normativa, non è possibile conoscere il dominus.

Ad esempio … molti patrimoni sono intestati a prestanome fittizi.

Un colabrodo! E in questo colabrodo, pensare che l’ISEE possa essere realmente efficace è pura ingenuità. Se non peggio.

Gli unici redditi davvero certi (nel senso di individuabili con certezza) sono quelli dei pensionati e dei lavoratori dipendenti. Gli altri sono, per così dire, aleatori, volatili, sfuggevoli.

Ma ci sono anche altri introiti di cui si può avere la certezza: sono le pensioni e le indennità per le persone disabili, per i non autosufficienti, sono gli assegni al nucleo familiare, sono le pensioni sociali, gli assegni di maternità…

È così facile individuarli e conteggiarli! Mentre per i patrimoni ci vogliono mille cautele e prudenze, per i redditi – e per quelli che si vogliono spacciare per tali – si può procedere speditamente.

Dall’oggi al domani, l’indennità di accompagnamento diventa un reddito al pari di quello da lavoro autonomo o da una rendita finanziaria. Con in più un vantaggio per lo Stato: l’indennità, a differenza delle rendite finanziarie, non ha alcuna possibilità di sgattaiolare durante gli occhiuti conteggi degli enti erogatori.

Diventano reddito anche i contributi per l’autonomia personale e financo i contributi per l’eliminazione delle barriere in casa o quelli per l’acquisto di un ausilio. Diventano reddito anche i voucher, cioè quei buoni in denaro che sostituiscono le prestazioni.

Dall’oggi al domani, una famiglia in cui vive una persona con grave disabilità, diventa, agli occhi dello Stato, più ricca di una in cui il disabile non c’è. A parità di reddito IRPEF.

Insomma, secondo i conteggi del Governo tecnico, avere un disabile in famiglia è segno di ricchezza.

C’è chi nasconde i capitali all’estero e chi nasconde il disabile in casa.

Ci si potrebbe anche rassegnare, tanto la riforma dell’ISEE si applica solo alle prestazioni sociali agevolate. E cosa vuoi che sia una mazzata sugli asili nido, sull’assistenza domiciliare, sui servizi alla persona …?

Il fatto è che nelle ultime ore la furia risanatrice si sta per abbattere anche sulla sanità e c’è da scommettere che dei grandi appalti, degli stipendi d’oro, delle forniture, delle ruberie, degli sprechi ci si occuperà solo a parole. Per qualche giorno.

Il primo bersaglio sarà quello più facile da centrare: la partecipazione alla spesa dei cittadini. E quindi quella grande dis-equità dell’ISEE si ripercuoterà anche su ticket, medicinali, prestazioni sanitarie.

Con buona pace di chi non si può permettere la clinica privata. (Carlo Giacobini)