Io li conosco. Conosco sia Vincenzo Falabella (Presidente FISH) che Mario Barbuto (Presidente UICI). Persone molto diverse fra loro ma che hanno in comune una notoria mitezza. Mitezza che, bene inteso, non li priva di rigore e determinazione. Non credo che però si possa impunemente abusare della pazienza dei miti, in ispecie quando sono anche rappresentanti di istanze ben più ampie delle loro singole persone.
A luglio i due hanno deciso un’azione comune e significativa rivolgendosi civilmente al Presidente del Consiglio e al Ministro per il rapporti con il parlamento.
Esiste una norma in Italia che impone l’accessibilità dei documenti e dei siti pubblici; ci sono standard, regolamenti, indicazioni nazionali e internazionali. C’è addirittura un’autorità che vigila su questo: Agenzia Italia Digitale. Eppure nei siti di Camera e Senato, che pur hanno investito risorse per l’accessibilità, continuano ad essere pubblicati atti off limits per i non vedenti e assai poco pratici per qualunque utente.
L’aspetto più grave, anche da un punto di vista simbolico ed educativo, è che si tratta degli atti che provengono dal Governo. Documenti assai rilevanti: schemi di decreti legislativi, disegni di legge, legge di stabilità… Non robetta, quindi. Dalla loro lettura vengono esclusi una parte di cittadini e viene complicata la vita di molti altri.
Questi documenti vengono caricati nei siti come immagini scannerizzate. Ne risultano dei pdf che non solo sono grafici, dunque non leggibili, ma addirittura protetti, dunque con l’impossibilità del ripiego di decodificarli con i software OCR quali FineReader e lo stesso ScreenReader.
Eppure la soluzione sarebbe semplice e poco costosa: pdf accessibili come tutti quelli già pubblicati nei due siti. Invece no.
Allora FISH e UICI segnalano dapprima il problema ad Agenzia Italia Digitale che però – evidentemente – non riesce a smuovere l’elefantiaca e ottocentesca prassi governativa.
Allora i due presidenti si armano di carta e penna, formalizzano la richiesta ai vertici del Governo e ne danno giusto risalto a mezzo stampa.
Molto rapidamente – forse troppo – Maria Elena Boschi risponde formalmente accusando ricevuta e rassicurando:
“Al riguardo, vi informo di aver attivato i competenti uffici della Presidenza del Consiglio di Ministri, al fine di addivenire nel più breve tempo possibile e di intesa con le Camere, alla trasmissione alle stesse oltre che dei documenti ufficiali in formato cartaceo (…) anche in formato leggibile con software OCR.”
Prego? Software OCR? Nessuno ha chiesto di dover ricorrere ad un software OCR, cioè all’ultimo degli strumenti che si possono usare.
Si è chiesta l’accessibilità dei documenti: pubblicateli normalmente come qualsiasi altro documento leggibile. È meno complicato e costoso pubblicarli normalmente che non scannerizzarli e importarli in un documento come immagine.
E passi… nella fretta e nella calura estiva gli uffici della Boschi non sono stati tanto a sottilizzare su software, accessibilità (per tutti), standard, digital divide ecc archiviando l’affaire fra “proteste dei ciechi”.
Passi tutto e perdoniamo: la Boschi ha risposto e questo è un risultato.
Passi tutti ma non il grottesco: la lettera giunta via mail è in formato inaccessibile.
Allora ditelo… (Carlo Giacobini)