La fabbrica del consenso

La propaganda transita immarcescibilmente attraverso la distorsione dei fatti, l’enfasi di episodi marginali, le omissioni su ciò che accade. La strategia conta, in misura differente, su fiancheggiatori in malafede, su attori minori più o meno consapevoli, sulla paludata pigrizia, sull’assenza di pensiero critico, sulla rassegnazione talvolta. A ben vedere ne paghiamo il conto tutti i giorni, sovente ignari.

Dal 18 luglio – potete verificarlo usando Google per una volta utilmente – e per i giorni seguenti titoli a copia incolla di testate autorevoli, si settimanali di settore, di blog, di siti associativi e di sedicenti centri studi annunciavano l’istituzione del Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità. Tutti assieme appassionatamente celebravano l’approvazione del relativo decreto legislativo, il primo traguardo della messianica, salvifica, rivoluzionaria legge delega sulla disabilità.
Fioccavano, comprensibilmente da parte politica ma anche dalle parti associative, gli apprezzamenti per la svolta epocale, per il ruolo centrale della nuova figura pur coscienti che la sua attività sarebbe iniziata solo nel 2025. Il tempo di organizzarsi e assumere un po’ di personale.
Laicamente non mi sbilancio sulla potenzialità del futuro Garante di incidere sulle condizioni di vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Molto dipende dalla qualità dei responsabili e ancora di più sulla loro capacità di essere davvero terzi, terzi non solo rispetto alla politica e alle amministrazioni, ma terzi anche rispetto a chi gestisce, sotto differenti cappelli, servizi in convenzione per le persone con disabilità. Ma non è questo il punto: non distrarti!

Cos’è è accaduto il 17 di luglio in Consiglio dei Ministri? Un fatto è incontrovertibile nonostante tanti articoli copiaincollari affermino il contrario: non è stato approvato nessun decreto legislativo che istituisce il Garante. È stato licenziato in prima lettura uno schema di decreto legislativo e quel testo “non ufficiale” fatto circolare sarà piuttosto differente, soprattutto in alcuni passaggi, da quello che vedremo un giorno dell’anno a venire in Gazzetta Ufficiale. Non mancheranno le sorprese.

Quel testo estivo, come qualsiasi analista serio deve sapere, non è una norma. In questi mesi ha vagabondato pigramente da Erode e Pilato e da Pilato a Erode fino a far perdere le sue tracce in un girovagare di cui ci si guarda bene da restituire trasparenza. È molto più utile far credere che quel risultato lo si è portato a casa.
In realtà dopo quattro mesi lo schema del decreto legislativo oggidì non è ancora stato nemmanco depositato alle Camere le cui Commissioni devono esprimere parere come il nostro ordinamento impone.
Andando ora a rileggere gli articoli dal 18 luglio ci si può rendere conto in modo palpabile di quali siano i subdoli meccanismi della propaganda che non riguardano solo questa bislacca vicenda. E niente: vi hanno fatto credere che il Garante era già sulla porta della sua nuova sede, invece stavamo ancora a “caro amico…”


Morale: fra gli annunci e la realtà c’è una notevole differenza. E d’altra parte si sa: gli annunci, veri o falsi, suscitano emozioni e più si intensificano i sentimenti, più si degradano i fatti e i significati.

È il primo passaggio per la costruzione del consenso. Gli altri sono le mance, le nomine, le cooptazioni in cambio dell’assenso: ma questa è un’altra storia.
Occhi aperti.