In queste ore leggerete entusiastici commenti sul neonato Fondo Unico per l’inclusione delle persone con disabilità e su un provvidenziale emendamento che, in Commissione Bilancio al Senato, ne ha portato la dotazione dagli originari 231,8 milioni di euro a ben 552 milioni di euro. Una vera cuccagna.
Una prova di attenzione e sensibilità verso la disabilità? Ai lettori ogni valutazione. Stiamo ovviamente osservando la legge di bilancio, dunque l’attenzione ai quattrini è più che mai centrale.
Chi scrive ha ripetutamente sottolineato come la dotazione iniziale del nuovo Fondo, che tenta di gestire in modo unitario varie risorse per la disabilità, fosse piuttosto discutibile.
Per costituire il Fondo Unico vengono soppressi il Fondo per l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione degli alunni con disabilità (erano 200 milioni nel 2023), il Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità (erano 100 milioni nel 2023); il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare (erano 30 milioni nel 2023); il Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia (erano 6 milioni nel 2023). Nel 2023 il loro ammontare totale era di 336 milioni di euro. 104 di più di quelli invece previsti nel Fondo Unico per il 2024.
Dovrei dunque applaudire a questo cambio di rotta: fra quanto era previsto nel disegno di legge di bilancio (231,8 milioni) e quando emendato (552) ballano 320,4 milioni in più pur per il solo 2024.
Ma da dove arrivano quelle apparentemente nuove risorse?
Per capirlo dobbiamo rispolverare un altro Fondo: il Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità è destinato all’attuazione della cosiddetta legge delega sulla disabilità (legge 22 dicembre 2021, n. 227). La dotazione dal 2022 è di 350 milioni l’anno. Ma – con la motivazione che la legge delega non è ancora stata attuata – nel 2022 il Governo Draghi ha dirottato quei soldi ad altro (pagare le guardie carcerarie, le bollette energetiche degli enti del terzo settore e spese correlate ai vaccini). Nel 2023 il Governo Meloni ha fatto altrettanto dirottando i quattrini destinati alla disabilità alla copertura del decreto anticipi (bonus 110 e molte altre misure).
Se le logiche sono queste e dato che nemmeno nel 2024 la legge delega potrà essere attuata, è da immaginare che anche buona parte dei 350 milioni per l’anno prossimo potrebbero prendere altri lidi.
Credo che a questo punto sia chiara la manovra: spostare gran parte della dotazione del Fondo “per la legge delega” sul Fondo Unico. Ed infatti nell’emendamento approvato a Palazzo Madama viene aumentato il Fondo Unico di 320,4 milioni (per il solo 2024, poi finisce la cuccagna) e ridotto il Fondo “per la legge delega” della stessa cifra.
Sia ben chiaro non è una operazione sciocca; magari priva di visione di lungo periodo, magari autopromozionale, ma non sciocca. A ben vedere è anche una implicita ammissione che – in effetti – è vero ciò che per settimane si è negato: nel 2022 e nel 2023 sono stati sottratti 350+350 milioni alla disabilità.
Con signorlità glissiamo, non ci si racconti però che sono nuove risorse: sono sempre quelle che girano come la pallina nelle mani del croupier.