Una Camera esclusiva

Negli ultimi mesi raccogliano un profluvio di enfatiche dichiarazioni, politiche e di fedeli servitori della causa, sulla svolta epocale che si starebbe compiendo a favore delle persone con disabilità. “Finalmente al centro la persona e i diritti umani”. Il tutto condito con paroline mellifuamente evocative come “inclusione”, “progetto di vita personale partecipato bla bla”, “accessibilità universale” per finire con il pindarico “accomodamento ragionevole”.
Si predispongono decreti, in larga misura ancora per strada, e se ne approvano altri come quello che dovrebbe garantire la riqualificazione dei servizi pubblici per l’inclusione e l’accessibilità. Si celebrano pomposamente i vent’anni della Legge Stanca che aveva previsto l’accessibilità (informatica dei servizi pubblici). Si evoca l’imminente ottimizzazione della legge sull’inclusione lavorativa con millanta nuove opportunità. Il tutto grazie ad un presunto cambio di passo, alle magiche opportunità offerte dal PNRR, ma soprattutto alla maturazione di una cultura politica.
Applausi e concioni iperbolicamente entusiasti per questo gran fermento sono un grottesco contraltare a quanto crudamente succede – qui e ora – nelle Regioni e nel Paese, alle famiglie e alle persone, ai tagli all’assistenza, a norme attese da anni.
Sottotraccia poi accade dell’altro per lo più silente ma smaccatamente emblematico di una doppia morale. E su questo merita di essere segnalata una vicenda attualissima.
La Camera dei deputati, uno dei luoghi istituzionali per eccellenza, ha indetto in questi giorni un concorso per l’assunzione di ben 100 (cento) assistenti parlamentari. L’assistente parlamentare, che non va confuso con il cosiddetto “portaborse”, svolge alla Camera attività molto diversificate: tecniche, amministrative, di vigilanza ecc.
Il concorso non solo non prevede quote di riserva per le persone con disabilità, ma puntigliosamente precisa anche che “il candidato deve dichiarare il possesso dei seguenti requisiti: capacità visiva, naturale o corretta, di almeno 16/10 complessivi [così nel testo, NdA]; funzione uditiva totale, naturale o corretta, non inferiore all’80%; funzione deambulatoria che non comporti l’ausilio di presidi ortopedici; normale funzionalità degli arti superiori”.
In pratica: non vogliamo né zoppi, né orbi, né sordi a Montecitorio, né persone con più di 40 anni (!).
In un mondo ideale un buon deputato chiederebbe conto al Presidente della Camera – fra l’altro è l’ex ministro per la disabilità – di questa scelta, di quante siano le persone con disabilità effettivamente occupate a Montecitorio, se la Camera sia autoesonerata dagli obblighi sul collocamento mirato, sulla reale inclusività, sul rispetto del decreto approvato a dicembre scorso per la riqualificazione dei servizi pubblici per l’inclusione e l’accessibilità.
In un mondo altrettanto ideale ne chiederebbe conto lo stesso Ministro per le disabilità o qualche riconosciuta organizzazione, una di quelle del “nulla su di noi senza di noi”.
Magari scopriremmo – in modo trasparente – che la Camera si è autoesclusa da questi obblighi e ce ne faremmo una ragione. Ma questo non è il mondo delle favole.

Post scriptum
Il bando – che scade il 26 febbraio prossimo è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – IV Serie speciale n. 4 del 12 gennaio 2024) consultabile a questo indirizzo.

Replica dell’Amministrazione della Camera

Ricevo, a poche ore dalla pubblicazione, la replica dell’Amministrazione della Camera che, doverosamente, pubblico integralmente.

“Ringrazio della segnalazione che permette di dare pienamente contezza delle modalità di svolgimento delle procedure di concorso presso la Camera dei deputati.
La Camera favorisce in tutti i modi la più ampia partecipazione dei soggetti disabili alle procedure concorsuali, assicurando loro le migliori condizioni per poter svolgere in condizioni di parità con gli altri candidati tutte le prove previste dai bandi.

In primo luogo, in conformità con quanto previsto dall’articolo 16, comma 1, della legge n. 68 del 1999, tutti i bandi di concorso dispongono speciali modalità di svolgimento delle prove di esame per consentire ai soggetti disabili di concorrere in effettive condizioni di parità con gli altri, prevedendo che «i candidati e le candidate che (…) abbiano esigenza di essere assistiti durante le prove di esame devono comunicare l’esigenza stessa». In osservanza di tale disposizione, in tutti i casi nei quali i candidati segnalano particolari esigenze sono garantiti gli ausili o le modalità di svolgimento delle prove di volta in volta ritenuti più opportuni per il rispetto della sostanziale par condicio dei concorrenti.
In secondo luogo, i bandi di concorso per l’assunzione di altre figure professionali prevedono che i candidati con invalidità superiore a una determinata percentuale siano esentati dalla prova selettiva e ammessi direttamente alle prove successive. In questo senso, ad esempio, vi è un’apposita previsione nel bando di concorso per l’assunzione di consiglieri parlamentari (C 13), adottato in pari data rispetto a quello per gli assistenti parlamentari (C 14). Analoghe previsioni sono state inserite nei bandi di concorso pubblicati a partire dal 2019, a seguito della ripresa delle procedure di reclutamento, per l’assunzione dei consiglieri parlamentari delle professionalità generale e tecniche, dei segretari parlamentari, dei tecnici informatici, dei tecnici, dei documentaristi, dei ragionieri.
Per quanto riguarda il bando di concorso per assistente parlamentare oggetto della sua segnalazione, la previsione di requisiti di idoneità fisica è in linea con il disposto dell’articolo 16, comma 3, della legge n. 68 del 1999 che, nell’abrogare le norme che richiedono il requisito della sana e robusta costituzione fisica nei bandi di concorso, fa salvi proprio «i requisiti di idoneità specifica per singole funzioni».
Tra le funzioni svolte dagli assistenti parlamentari, infatti, la gestione della sicurezza e la gestione delle emergenze e delle procedure di evacuazione e antincendio costituiscono funzioni qualificanti del profilo professionale. Ciò è testimoniato anche dal fatto che tra le materie oggetto della prova selettiva di tale concorso vi sono: «sicurezza nei luoghi di lavoro, primo soccorso, prevenzione incendi».
Peraltro, anche nell’ordinamento generale, per le selezioni per il personale che svolge tali funzioni sono richiesti specifici requisiti di idoneità fisica.
Infine, si fa presente, che presso la Camera lavorano ordinariamente dipendenti con invalidità superiori al 45 per cento previsto dalla legge n. 68 del 1999 ovvero portatori di grave disabilità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992.
Camera dei deputati”

Riflessioni

Va ringraziata l’Amministrazione della Camera per la tempestiva replica che rassicura sul rispetto delle ordinarie norme concorsuali anche presso Montecitorio. Al netto di tutto: grazie per avere almeno risposto, diversamente da altri che si voltano dall’altra parte.
Rimarrebbero alcune curiosità circa il rispetto delle aliquote di riserva della richiamata legge 68/1999 ma probabilmente la Camera non è tenuta al Prospetto Informativo Disabili e dobbiamo accontentarci di sapere che alla Camera ci lavorano anche persone con disabilità.
Quanto al resto siamo confortati anche per l’incolumità dei parlamentari e di chi frequenta il palazzo certamente più al sicuro grazie ai nuovi 100 addetti alla sicurezza, robusti, sani, senza protesi e con ben 16/10 di vista.