Migranti e disabilità: palle, bufale e pregiudizi

La superficialità e il pregiudizio attecchiscono e si diffondono oltre le estrazioni sociali, oltre le provenienze regionali, oltre le storie personali. Si annidano nei gangli di troppi cervelli poco o per nulla critici. E a peggiorare lo scenario giocano il loro ruolo superbo e incontrollato i social network nei quali ognuno può contribuire a diffondere le bufale anche più dannose.

Non se sono immuni, purtroppo, nemmeno coloro che dovrebbero ben conoscere i devastanti effetti del pregiudizio palese o subdolo.

Quando di tratta di migranti, poi, si vellicano i sentimenti peggiori, paure ataviche, convinzioni incancrenite, pulsioni malrepresse. E allora si contribuisce a propalare affermazioni infondate passandole per fatti reali e comprovati. Senza appello né verifica.

Una di queste corbellerie è che i migranti (clandestini) arrivino in Italia a bordo di un barcone, si spaccino per invalidi, ottengano la pensione di invalidità e di accompagnamento e se ne tornino bel belli in Patria, sottraendo migliaia di milioni ai poveri invalidi italiani e all’erario.

In Italia le provvidenze economiche per invalidità civile non sono riconosciute a chi è in attesa di permesso di soggiorno, neanche se per motivi umanitari. Quindi: tranquilli, non scendono a Lampedusa e arraffano subitaneamente la pensione.

Per ottenere pensione e indennità di accompagnamento è necessario essere accertati invalidi civili (tanto quanto gli italiani) ed essere già titolari di permesso di soggiorno.

Ci sono volute cinque sentenze della Corte Costituzionale per cancellare (ancora non del tutto) la porcata prevista dalla Bossi-Fini e cioè l’obbligo della titolarità del permesso di lunga durata CE per ottenere il necessario supporto assistenziale, status che moltissimi migranti non arrivano mai ad ottenere. (Per i feticisti dei numeri: Sentenze n. 306/2008, n. 40/2013, n. 11/2009, n. 187/2010, n. 329/2011, n. 40/2013, n. 22/2015)

Gli stranieri titolari di permesso di soggiorno sono sottoposti a controlli incrociati circa la loro effettiva presenza in Italia. L’obbligo di firmare e depositare l’impronta annualmente vale anche per loro. Se non si presentano, Inps li depenna dai beneficiari. State sereni.

Ma poi di che cifre stiamo parlando? Trovate i dati (pubblici) nel III e nel IV Rapporto annuale “Gli immigrati e il mercato del Lavoro” del Ministero del Lavoro.

Ad inizio 2013 le provvidenze assistenziali riconosciute agli stranieri (extracomunitari) erano 38.021. In che significa solo l’1,05 del totale delle pensioni assistenziali (pensione sociale, pensione di invalidità civile, indennità di accompagnamento).

Anche la distribuzione territoriale è inversa rispetto a quella degli invalidi italiani: il picco più basso è al Sud, quello più elevato in Emilia, in Trentino e in Valle d’Aosta. Ultime per numero di provvidenze agli invalidi stranieri la Campania e la Sardegna.

Il dato eclatante riguarda le indennità di accompagnamento. In Italia a inizio 2013 veniva concessa a 1.923.896 persone. La spesa è di poco superiore ai 13 miliardi di euro. INPS ci informa che di questi 6.764 sono stranieri extracomunitari per una spesa (ridicola!) di 40 milioni di euro. Rasserenatevi: fra i titolari di indennità di accompagnamento solo lo 0,3% sono stranieri extracomunitari.

Per completezza le pensioni per invalidità sono invece 12.493 (su un totale di 857.725) per un totale di – addirittura! – 45 milioni di euro (su circa 3 miliardi di spesa).

Questa è la cruda realtà. Spiace per chi – anche fra le persone con disabilità e i loro familiari – gonfia le vene di sdegno contro i bersagli sbagliati. (Carlo Giacobini)