Odio di ricino

Social e TV sprizzano aggressività su tutti i canali disponibili.

Pare vi sia l’impellenza quasi fisica di odiare e, in modo ancora più pressante, di esprimere forte e vibrante quel sentimento. Un odio che ricerca compulsivamente ed apprezza ogni giorno nuovi bersagli, meglio se semplici, se di immediata ripulsa, meglio se oggetto di rituali collettivi di demonizzazione.

Come novelle tricoteuses, le megere parigine che si godevano l’opera del boia continuando a lavorare a maglia sedute attorno alla ghigliottina. Ad ogni testa che rotolava dal tronco un applauso, un grido di esultanza, una risata, uno sberleffo. E intanto un dritto e un rovescio, un dritto e un rovescio.

Ché l’odio compulsivo non è certo un’invenzione di Facebook o di qualche altro social né dei peggiori giornalacci su carta o su web, né di show in cui l’urlo e i decibel pompano l’audience.

E forse tutto questo odio manifesto, prevalentemente ignorante, che travisa e distorce i fatti, che li confonde con le proprie convinzioni grasse e grevi, che parte dai peggiori meandri della pancia, è pure salutare, depurativo, lassativo financo.

Magari è solo un male minore funzionale ad una sana convivenza. Meglio questa canea di zombie che ripetono e rilanciano, a carotidi gonfie di collera indotta, insulti iperbolici e maledizioni imperiture verso il cane di turno, che un’orda realmente pensante, critica, destabilizzante.

È un po’ l’antica logica del bordello come strumento di contenimento dell’aggressività: “meglio che i maschi si sfoghino con una puttana piuttosto che picchino la loro donna”. Magari poi fanno sia l’una che l’altra, ma tant’è: ogni cura può avere qualche reazione avversa. “meglio che lo facciano in un bordello piuttosto che stuprino la figlia della vicina”. E magari poi fanno sia l’una che l’altra…

Tentare di ragionare con chi di quell’odio ha necessità quotidiana è inutile. L’unico modo di distoglierli dal bersaglio sarebbe offrire loro un altro osso su cui sfogare la propria pulsione. Offrire spiegazioni, interpretazioni, analisi, fatti documentati è del tutto inutile giacché non navighiamo fra categorie logiche ma fra istinti e necessità animali, belluine fors’anche, talora ancestrali, sempre irrazionali.

Anzi è peggio. È come cavare la siringa dal braccio di un drogato mentre già si sta pregustando lo sballo della brown sugar e sperare che ci sia riconoscente. Provateci. (Carlo Giacobini)